L’Italia ha una tradizione consolidata di paese d’emigranti. Si dice che ai circa 60 milioni di italiani che vivono nella penisola se ne aggiungano altrettanti all’estero. In passato il nostro paese ha esportato molte “braccia” alla ricerca di lavoro; negli ultimi decenni il flusso in uscita è stato soprattutto di “cervelli”: ricercatori, medici, artisti, imprenditori, manager, lavoratori qualificati. Non si tratta di brain exchange ma di brain drain: il flusso netto di capitale umano altamente qualificato è fortemente sbilanciato in uscita.
Il “capitale relazionale” è la carta dell’Italia per compensare il fenomeno. L’esempio India: il paese ha valorizzato i contatti con i propri studenti nel mondo rafforzando così l’alleanza strategica con gli USA.
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Marco Magnani – Il Sole 24 Ore 29.07.2015