Adriano Olivetti è stato nel dopoguerra un precursore nei rapporti tra impresa e dipendenti. La sua ricerca di equilibrio tra profitto e solidarietà sociale ha influenzato molti imprenditori nei decenni successivi. Oggi il welfare aziendale torna a essere tema di attualità, anche per le evidenti lacune di quello pubblico. Tuttavia, rispetto al passato l’approccio è meno legato a paternalismo, filantropia e solidarietà, e più integrato nella strategia aziendale.
Anche in Italia si parla con sempre maggiore frequenza di welfare aziendale. In Italia, e in gran parte d’Europa, molti di questi servizi sono storicamente offerti dallo Stato e finanziati dal prelievo fiscale. Le cose tuttavia stanno cambiando. La necessità di contenere la spesa pubblica e la recente crisi economica stanno accelerando la diffusione del welfare aziendale in Italia: sempre più imprese offrono ai propri dipendenti pacchetti di beni e servizi gratuiti o a prezzi molto calmierati. Se ben implementata, l’introduzione del welfare aziendale a integrazione di quello pubblico, può dare vantaggi a tutte le parti coinvolte: una “win-win situation”.
A livello macroeconomico il welfare aziendale può stimolare la crescita dell’economia, soprattutto a livello locale.
La diffusione del welfare aziendale è una strada obbligata dai vincoli del bilancio pubblico e dai trend di aumento della domanda di servizi sociali, ma costituisce anche un’opportunità per ripensare il rapporto impresa-dipendenti e, grazie all’indotto di servizi offerti, un’occasione di crescita economica per i territori.