In Italia, infine, si sottovaluta il potenziale (anche economico) del patrimonio artistico-culturale, perciò non si investe per sfruttarlo. La cultura è un giacimento di petrolio che non sappiamo estrarre (come, del resto, non vogliamo estrarre neppure il petrolio “vero”, presente in Basilicata e nel Mare Adriatico…). Quanto è stato colto e valorizzato, dagli operatori pubblici e privati sul territorio, il potenziale economico (ben al di là dei biglietti venduti nei musei) dell’Ebe di Canova a Forlì, dell’Ortolano di Arcimboldo a Cremona, della Vucciria di Guttuso a Palermo? Possedere un capolavoro non basta: occorre costruirci attorno infrastrutture, un bacino turistico, una storia di comunicazione, un’immagine, utilizzare le tecnologie digitali, coinvolgere le altre eccellenze del territorio (artistiche e paesaggistiche, enogastronomiche e musicali, artigianali e imprenditoriali).
Forse di sola cultura non si mangia, ma la cultura è un catalizzatore di crescita. Purché si usino tre ingredienti: più pianificazione, meno polemiche, maggiore fiducia nel potenziale economico della cultura. Altrimenti i Bronzi di Riace prestiamoli a New Orleans, che verserebbe volentieri una ricca royalty, ben sicura di ripagarsela con gli interessi.
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Marco Magnani – Il Sole 24 Ore 14.10.2015