Le prospettive di crescita di una città e di un territorio dipendono in larga misura dalle persone che vi abitano. I territori che sanno scoprire, formare e trattenere persone di talento, accumulano nel tempo uno stock di capitale umano qualificato che è fondamentale per crescere. Lo stock può essere aumentato attraendo talenti da altri luoghi. Nell’economia globale, città e territori competono tra di loro per attrarre capitale umano e finanziario, nella forma di investimenti. Chi ha successo può beneficiare dell’allargamento dei mercati derivante dalla globalizzazione. Chi non ci riesce s’impoverisce. Il divario tra territori “vincenti” e “perdenti” tende ad aumentare nel tempo. Infatti le aree con persone di talento sono più innovative e crescono più rapidamente, il che consente di attirare altro capitale umano e di innescare un circolo virtuoso. Al contrario, chi non è attrattivo rischia di affrontare un declino difficile da invertire. L’Italia spesso forma ottimi talenti ma poi li perde. Il vero problema è che questo movimento avviene quasi a senso unico: la mobilità intellettuale netta dell’Italia è negativa.
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Marco Magnani – Il Sole 24 Ore 11.07.2015
Tra i fattori che stimolano l’innovazione ve n’è uno (solo all’apparenza) paradossale: la paura.
Com’è noto l’innovazione – in un’impresa, un territorio, un paese – è generalmente correlata agli investimenti in ricerca e sviluppo, alla qualità del capitale umano, del sistema scolastico e universitario, al grado di creatività, alla capacità di condividere la conoscenza in modo da creare esternalità positive. Ma anche la paura sembra essere un importante e involontario stimolo alla capacità d’innovare. La paura di fallire sprona le imprese, quella di scomparire o diventare insignificanti economicamente o politicamente stimola i territori e a volte interi paesi. Il “fattore sopravvivenza” è comune a molte storie di innovazione.
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Il Sole 24 Ore 23.04.2015