La presentazione di Terra e Buoi dei Paesi Tuoi, UTET di Marco Magnani con Nevio Scala, Gian Paolo Dallara, Roberto Delsignore e Michele Brambilla
La presentazione di Terra e Buoi dei Paesi Tuoi, UTET di Marco Magnani con Nevio Scala, Gian Paolo Dallara, Roberto Delsignore e Michele Brambilla
Al di là di startup e innovazioni, la sharing economy presenta alcuni aspetti rivoluzionari di comportamento economico, culturale e sociale. Da un lato si tratta di una forma di partecipazione collettiva all’economia, dato che in alcune circostanze l’utilizzo in condivisione di certi beni è preferito alla proprietà degli stessi. Un vero e proprio ribaltamento di uno dei paradigmi fondamentali delle economie capitaliste avanzate. Dall’altro, è evidente il trend di “personalizzazione” della domanda: i consumatori sono protagonisti, non subiscono passivamente l’offerta delle imprese ma partecipano attivamente a determinarla.
Il successo crescente della sharing economy si spiega con il fatto che il modello soddisfa una grande varietà di bisogni e di valori e pertanto risulta attraente a un ampio universo di persone.
La sharing economy propone un nuovo modello di consumo, un diverso modo di soddisfare alcuni bisogni, influenza l’offerta delle imprese e il comportamento delle persone. E sta determinando cambiamenti sociali e culturali rilevanti.
Le prospettive di crescita di una città e di un territorio dipendono in larga misura dalle persone che vi abitano. I territori che sanno scoprire, formare e trattenere persone di talento, accumulano nel tempo uno stock di capitale umano qualificato che è fondamentale per crescere. Lo stock può essere aumentato attraendo talenti da altri luoghi. Nell’economia globale, città e territori competono tra di loro per attrarre capitale umano e finanziario, nella forma di investimenti. Chi ha successo può beneficiare dell’allargamento dei mercati derivante dalla globalizzazione. Chi non ci riesce s’impoverisce. Il divario tra territori “vincenti” e “perdenti” tende ad aumentare nel tempo. Infatti le aree con persone di talento sono più innovative e crescono più rapidamente, il che consente di attirare altro capitale umano e di innescare un circolo virtuoso. Al contrario, chi non è attrattivo rischia di affrontare un declino difficile da invertire. L’Italia spesso forma ottimi talenti ma poi li perde. Il vero problema è che questo movimento avviene quasi a senso unico: la mobilità intellettuale netta dell’Italia è negativa.
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Marco Magnani – Il Sole 24 Ore 11.07.2015