La sfida che l’industria italiana sta affrontando è durissima. Negli ultimi anni la produzione industriale è calata significativamente. Soffre soprattutto la piccola e media impresa. Nonostante la difficile situazione, molte imprese – soprattutto nel manifatturiero avanzato – hanno saputo innovare per tempo, capendo le tendenze dell’economia globalizzata, conquistando nuovi mercati, spostandosi su produzioni complesse, inserendosi nelle filiere globali. Ciò consente di sopravvivere alla crisi. Ma per tornare a essere protagonista nel lungo periodo l’industria italiana deve colmare tre grandi gap strutturali: di produttività, di dimensione e di conoscenza.
Il distretto è il punto di partenza per entrare nella filiere o per fare parte del cluster che possono aiutare ad aumentare la produttività e a colmare il gap dimensionale. E in parte anche quello di conoscenza. Anche le idee, come le imprese, all’interno del cluster possono nascere piccole e diventare grandi.
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Marco Magnani – Il Sole 24 Ore 04.04.2015
In tempi di crisi si esalta spesso il potenziale economico di settori “non manifatturieri” quali cultura, turismo, green e white economy. Il loro potenziale è grande e l’Italia potrebbe sfruttarlo molto meglio, ma sarebbe un errore considerarli fonti di crescita alternative alla manifattura. L’industria rimane centrale per la crescita in Italia, e dall’industria si deve ripartire. La manifattura è importante per lo sviluppo, per almeno tre motivi. Per l’Italia e l’Europa è importante riscoprire e valorizzare il manufacturing. La Germania non l’ha mai abbandonato e le sue imprese sono spesso al vertice di filiere internazionali. L’Italia deve fare di tutto per non smantellare il proprio tessuto industriale, e prepararsi anzi ad affrontare una nuova rivoluzione industriale.
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Marco Magnani – Il Sole 24 Ore 15.11.2014